C'era una volta, in un luogo molto lontano, un regno non molto diverso dal nostro. Aveva campi e vallate, colline verdeggianti e boschi rigogliosi, montagne e pianure e laghi cristallini. Il paesaggio però aveva qualcosa di leggermente diverso dal nostro, poiché era tutto suddiviso in tanti quadrati, tutti di dimensioni uguali ma di colore diverso, si alternavano in chiaro e scuro. Dove c'era dell' erba verde chiaro subito accanto se ne poteva trovare un angolo più scuro, e lo stesso per le strade e le montagne.
Aveva anche un' altra particolarità questo mondo, perché i suoi abitanti non potevano scorrazzare in giro come faremmo noi, a piacimento e senza rigore; no, le persone che vivevano in questo mondo si muovevano seguendo le ferree regole degli scacchi, proprio perché erano... scacchi! C'erano pedoni, e alfieri, e cavalieri e torri, e regine e re! Tutti i pezzi della scacchiera, insomma.
Era però un luogo in eterno conflitto, dove bianchi e neri combattevano ovunque, proprio non sopportavano il solo vedersi! E così sanguinosi incontri avvenivano continuamente.
Un giorno il re nero chiamò il suo più fedele Alfiere (quello che sedeva alla sua sinistra) per affidargli una missione di esplorazione nei territori dei bianchi.
Egli era un valoroso combattente e stratega, reduce di tante missioni simili, si era guadagnato il più alto rango nella gerarchia militare degli scacchi. Accettò con fervore la missione, desideroso di uccidere altri bianchi, la cui vista proprio non poteva sopportare.
Così partì, con un drappello di pedoni, verso la meta della sua missione: una collina di rilevante importanza strategica.
Poco prima di raggiungere il luogo però, lui e il suo gruppo caddero vittime di un' imboscata mentre stavano attraversando un bosco. Lo scontro fu violento e sanguinoso e tutta l' unità dell' Alfiere fu sterminata, tranne lui.
Rimasti pochi avversari si fece coraggio e, grazie all' abilità e all' esperienza guadagnate sul campo, riuscì a sconfiggere gli ultimi bianchi.
Stanco e ferito si guardò in torno per essere sicuro di averli uccisi tutti, fu così che notò un movimento tra i cespugli e, con le poche forze rimaste, vi si scaglio contro.
Aveva indovinato. Tra le frasche stava nascosta una Torre bianca, ferita leggermente, che tentava di scappare. Stava quasi per colpirla quando qualcosa lo bloccò; aveva visto molte torri nella parte del regno dei neri, ma mai qualcuna era risaltata così ai suoi occhi. La lucentezza e la morbidezza delle forme avevano qualcosa che lo incantò. Riuscì quindi a fermarsi dal colpirla e la aiutò ad alzarsi.
Lei da prima fu restia, ma capì presto che voleva davvero aiutarla, lui le disse di fuggire e lei lo fece.
Qualche giorno dopo l' Alfiere non poté fare a meno di tornare in quel bosco, il ricordo di quella splendida Torre lo tormentava e pensò che forse lì avrebbe potuto trovare un po' di pace. Ma quale gioia fu quella di scoprire che anche lei era lì! Le corse incontro salutandola e l' abbracciò, ma ci misero poco a scoprire che, nonostante tutto, non potevano guardarsi negli occhi! gli alfieri si muovono solo in diagonale e le torri solo su linea retta, anche il loro sguardo era bloccato verso quella direzione e quindi non avrebbero mai potuto guardarsi entrambi in viso.
Comunque da quel giorno presero a incontrarsi sempre in quel luogo ad un' ora stabilita, per ridere, scherzare e amarsi, nonostante tutto.
Un giorno però la regina nera, che era molto gelosa dell' Alfiere, si insospettì di tutte quelle uscite che egli faceva, così mandò il suo Alfiere di fiducia (quello che sedeva alla propria destra) a spiarlo; e quando scoprì il perché di quelle escursioni quotidiane la sua rabbia fece tremare le mura del castello. Quando si calmò pensò ad un piano per sbarazzarsi di quella odiosa Torre bianca e il giorno seguente mandò l' Alfiere del re a fare delle commissioni, mentre inviò il proprio Alfiere al luogo dell' appuntamento con la Torre. Lei poverina restò ingannata perché gli alfieri erano perfettamente identici e fu convinta a seguirlo in un luogo dove venne assalita e arrestata dai pedoni neri.
Puoi immaginare quale fu la reazione dell' Alfiere del re, quando tornò dalle commissioni ordinate dalla regina, e scoprì che la sua Torre era stata fatta prigioniera e che sarebbe stata giustiziata all' alba del domani.
Quando calò la notte decise di intrufolarsi nelle segrete del castello e approfittando del buio e del suo colore nero, uccise silenziosamente le guardie e liberò la Torre.
Ma non appena uscirono dalla prigione la Torre venne illuminata dalla luna è mandò un bagliore bianco che allertò le guardie che rincorsero i due amanti e li catturarono.
All' alba del giorno dopo si tenne l' esecuzione dei due sfortunati amanti. Una folla enorme era venuta ad assistere al primo tradimento della storia del mondo degli scacchi.
Quando il boia chiese loro se avessero un' ultimo desiderio risposero, tra lacrime e dolore, “vorrei poterlo vedere negli occhi”; e tutti quanti risero, risero perché sapevano quanto ciò fosse impossibile! E nell' ilarità generale la lama del boia calò sul capo dei tristi innamorati.
Quando si risvegliarono il mondo che apparve ai loro occhi sembrava più colorato, più dolce, e si guardarono intorno straniti: erano morti? Non lo notarono subito ma videro entrambi di non essere più neri o bianchi e di riflettere tutti i colori del paesaggio e, che gioia fu, quella di scoprire che finalmente riuscivano a guardarsi negli occhi! Allora capirono che quel posto non era più una scacchiera e che potevano finalmente muoversi liberamente! Si baciarono intensamente, e a lungo, per poi dirigersi lontano, verso il rosso orizzonte, dove avrebbero potuto amarsi per sempre.
No comments:
Post a Comment