Friday, July 17, 2015

Duello


Era proprio un bel giardino, quello. Le alte mura di mattoni che lo circondavano davano la sensazione di trovarsi in tutt' altro luogo, che al centro di una cittadina. Il suono della strada vi giungeva attutito e il calore di quel pallido sole estivo veniva scacciato. Lasciando spazio a delle flebili correnti d'aria di insinuarvisi.
Cinque alberi sempreverdi cooperavano a fornire un' aria di fresca lontananza, assieme alla vecchia fontana di pietra coperta di muschio e abitata da pesci rossi e tartarughe.
Era su una delle quattro panchine di pietra, quella disposta tra due tronchi, che volgeva all' acqua, che sedeva sempre il secondo uomo più vecchio vivente del mondo.
Gianfranco Spingarda aveva l' abitudine di recarsi lì a riposare. La sua quotidiana passeggiata del pomeriggio si concludeva sempre a quel modo. Con il solido e usurato bastone appoggiato al proprio fianco ad osservare i pochi piccioni vagabondi giunti ad umettarsi il becco.
Sedeva in quel placido angolo del paese a godersi la pace. Ben pochi si ricordavano, o notavano, l' esistenza di questo piccolo rifugio. Ed egli era ben contento di prendersi una pausa in solitudine.
Portava con se, insolitamente, un sacchettino di carta, dall' aspetto leggero e contenente un pacchetto incartato con cura. Suonate le cinque, all' ultimo rintocco raccolse il bastone e si alzò.
Si diresse, come ogni pomeriggio, al bar situato all' angolo della piazza principale del paese, dove venne accolto con un gioviale saluto dal suo vecchio compagno, Sergio Branda. L' uomo più vecchio vivente del mondo.

"Holià! Gianfranco. Che si dice?"
"Cosa vuoi che si dica? Nulla di buono"
"Ah, hai sentito anche tu di Angelica?"
"Eh, per forza, anche lei aveva la sua bella fama"
"È davvero un gran peccato. Ma ormai abbiamo tutti una certa età"
"Mi vien da ridere a pensare che discutevamo sin dalle elementari su chi fosse più vecchio"
"Mammia mia! Quante litigate"
"Massì, cresciuti abbastanza da capire che non contava solo l' anno siamo andati benone poi"
"Ma tè la sentivi più l' Angelica?"
"Ma no. Dopo che si è trasferita che vuoi farci, ci siamo persi di vista"
"Eh ha avuto il suo gran da fare, da quando s'è presa il primato"
"Ma che presa e presa, è capitato. Come è capitato a te oramai"
"Già. Già"
"Ma quindi? È già cominciato?"
"Sì, sì. È già cominciato. che vuoi farci"
"Ma pensa, ti ho presa giusto giusto una cosa"
"Ma dai! Anche io!"
"Tiè, apri. Apri"

Gianfranco, lestamente, porse la scatolina che stava nel sacchetto di carta all' amico, che non fece quasi nemmeno in tempo ad estrarre il proprio pacchetto. Sergio, lentamente e con la mano tremante, prese il dono che gli veniva porto, lasciando il proprio sul tavolino.
Si rigirò la scatoletta tra le mani, come a saggiarne il peso. Guardò per un momento Gianfranco negli occhi e, con un sospiro, aprì.
La faccia gli divenne come di pietra e le ossa si irrigidirono. Le mani cominciarono a tremare convulsamente mentre la bocca gli si spalancava in un urlo muto. Via via più grottesco. Gli occhi avevano dimenticato come si facesse a far battere le palpebre. Il volto era sempre più inumano.
Si accasciò.
L' uomo più vecchio vivente del mondo si alzò, raccogliendo il regalo ancora incartato.Lo buttò nel cestino.
Lasciò il proprio bastone appoggiato al tavolo.

Monday, May 19, 2014

Mi sono svegliato già morto

Caduto per terra, mi sono svegliato
che sogno, che strano, mi son domandato
la testa spaccata da un nero vessillo
caduto nel fango che taccio, mi assillo
spaventato mi corro e comincio ad alzarmi
non vedo le ossa al posto di carni
inciampo, malato, caduto nel misfatto
un carro traballante mi ha gettato dal basso
testa evirata e vermi scadenti
dov'è la mia amata? dov'è, miscredenti?
io sogno e barcollo, taccio e non mollo
dov'è la mia lingua, dov'è il mio cervello?
Ma prima di trovare risposta cattiva
putrefatto piede inciampa in pietra, giuliva
ridacchia il sasso nero e smussato
la lapide di una dama, quella che ho amato?
e vedo e leggo, che frase! Che orrore!
Qui giace la dama che m'ha preso il cuore
lo sento pulsare al di sotto del suolo
malato la osservo per ore. Sorvolo.
Non noto la distesa imminente
di corpi amati caduti nel niente
che giacciono, visi sereni, addormentati
mangiati da vermi, cani, morti e malati!

Sunday, May 4, 2014

Dialogo del signor Se Stesso

"Toc toc".
"Chi è?".
"Mh?".
"Ho detto chi è".
"Chi è chi?".
"Tu! Hai detto toc toc, no?".
"E allora?".
"Beh di solito si bussa, si chiede chi sia, si da una risposta e si fa una battuta stupida..."
"E chi ha bussato?".
"Ma tu!".
"No, io ho detto toc toc".
"E non era l' onomatopeica per indicare il bussare?".
"Aaaah, ora capisco, chiaramente hai percepito il mio toc toc nella maniera a cui sei più abituato, sbagliando tutto il dialogo."
"E quindi il toc toc?".
"Mh?".
"A cosa si riferiva?".
"Ah, ad un bastone".
"Oh, mi scusi".
"Perché adesso mi dai del lei?".
"Beh perché pensavo...".
"Pensavi sbagliato. Credi che solo perché abbia il bastone sia vecchio o con dei problemi? Mi piace solo portarlo!".
"Con lei... te, non ci parlo più".
"Oh, mi sa che ti toccherà farlo invece".
"...".
"Guarda qui".
"Che cos'è?".
"È una fossa".
"Lo vedo anch' io che è una fossa, ma che ha di speciale?".
"È la fossa dei ricordi perduti, sia quelli dimenticati, sia quelli che hai deciso di dimenticare".
"Ma è vuota...".
"Guarda meglio!".
"...".
"Sai qual'è la differenza tra ricordi dimenticati e i ricordi che hai scelto di dimenticare?".
"Sentiamo...".
"Quelli che hai scelto di dimenticare non gli hai dimenticati".

* URLA *

Saturday, May 3, 2014

La torre e l' alfiere

C'era una volta, in un luogo molto lontano, un regno non molto diverso dal nostro. Aveva campi e vallate, colline verdeggianti e boschi rigogliosi, montagne e pianure e laghi cristallini. Il paesaggio però aveva qualcosa di leggermente diverso dal nostro, poiché era tutto suddiviso in tanti quadrati, tutti di dimensioni uguali ma di colore diverso, si alternavano in chiaro e scuro. Dove c'era dell' erba verde chiaro subito accanto se ne poteva trovare un angolo più scuro, e lo stesso per le strade e le montagne.
Aveva anche un' altra particolarità questo mondo, perché i suoi abitanti non potevano scorrazzare in giro come faremmo noi, a piacimento e senza rigore; no, le persone che vivevano in questo mondo si muovevano seguendo le ferree regole degli scacchi, proprio perché erano... scacchi! C'erano pedoni, e alfieri, e cavalieri e torri, e regine e re! Tutti i pezzi della scacchiera, insomma.
Era però un luogo in eterno conflitto, dove bianchi e neri combattevano ovunque, proprio non sopportavano il solo vedersi! E così sanguinosi incontri avvenivano continuamente.
Un giorno il re nero chiamò il suo più fedele Alfiere (quello che sedeva alla sua sinistra) per affidargli una missione di esplorazione nei territori dei bianchi.
Egli era un valoroso combattente e stratega, reduce di tante missioni simili, si era guadagnato il più alto rango nella gerarchia militare degli scacchi. Accettò con fervore la missione, desideroso di uccidere altri bianchi, la cui vista proprio non poteva sopportare.
Così partì, con un drappello di pedoni, verso la meta della sua missione: una collina di rilevante importanza strategica.
Poco prima di raggiungere il luogo però, lui e il suo gruppo caddero vittime di un' imboscata mentre stavano attraversando un bosco. Lo scontro fu violento e sanguinoso e tutta l' unità dell' Alfiere fu sterminata, tranne lui.
Rimasti pochi avversari si fece coraggio e, grazie all' abilità e all' esperienza guadagnate sul campo, riuscì a sconfiggere gli ultimi bianchi.
Stanco e ferito si guardò in torno per essere sicuro di averli uccisi tutti, fu così che notò un movimento tra i cespugli e, con le poche forze rimaste, vi si scaglio contro.
Aveva indovinato. Tra le frasche stava nascosta una Torre bianca, ferita leggermente, che tentava di scappare. Stava quasi per colpirla quando qualcosa lo bloccò; aveva visto molte torri nella parte del regno dei neri, ma mai qualcuna era risaltata così ai suoi occhi. La lucentezza e la morbidezza delle forme avevano qualcosa che lo incantò. Riuscì quindi a fermarsi dal colpirla e la aiutò ad alzarsi.
Lei da prima fu restia, ma capì presto che voleva davvero aiutarla, lui le disse di fuggire e lei lo fece.
Qualche giorno dopo l' Alfiere non poté fare a meno di tornare in quel bosco, il ricordo di quella splendida Torre lo tormentava e pensò che forse lì avrebbe potuto trovare un po' di pace. Ma quale gioia fu quella di scoprire che anche lei era lì! Le corse incontro salutandola e l' abbracciò, ma ci misero poco a scoprire che, nonostante tutto, non potevano guardarsi negli occhi! gli alfieri si muovono solo in diagonale e le torri solo su linea retta, anche il loro sguardo era bloccato verso quella direzione e quindi non avrebbero mai potuto guardarsi entrambi in viso.
Comunque da quel giorno presero a incontrarsi sempre in quel luogo ad un' ora stabilita, per ridere, scherzare e amarsi, nonostante tutto.
Un giorno però la regina nera, che era molto gelosa dell' Alfiere, si insospettì di tutte quelle uscite che egli faceva, così mandò il suo Alfiere di fiducia (quello che sedeva alla propria destra) a spiarlo; e quando scoprì il perché di quelle escursioni quotidiane la sua rabbia fece tremare le mura del castello. Quando si calmò pensò ad un piano per sbarazzarsi di quella odiosa Torre bianca e il giorno seguente mandò l' Alfiere del re a fare delle commissioni, mentre inviò il proprio Alfiere al luogo dell' appuntamento con la Torre. Lei poverina restò ingannata perché gli alfieri erano perfettamente identici e fu convinta a seguirlo in un luogo dove venne assalita e arrestata dai pedoni neri.
Puoi immaginare quale fu la reazione dell' Alfiere del re, quando tornò dalle commissioni ordinate dalla regina, e scoprì che la sua Torre era stata fatta prigioniera e che sarebbe stata giustiziata all' alba del domani.
Quando calò la notte decise di intrufolarsi nelle segrete del castello e approfittando del buio e del suo colore nero, uccise silenziosamente le guardie e liberò la Torre.
Ma non appena uscirono dalla prigione la Torre venne illuminata dalla luna è mandò un bagliore bianco che allertò le guardie che rincorsero i due amanti e li catturarono.
All' alba del giorno dopo si tenne l' esecuzione dei due sfortunati amanti. Una folla enorme era venuta ad assistere al primo tradimento della storia del mondo degli scacchi.
Quando il boia chiese loro se avessero un' ultimo desiderio risposero, tra lacrime e dolore, “vorrei poterlo vedere negli occhi”; e tutti quanti risero, risero perché sapevano quanto ciò fosse impossibile! E nell' ilarità generale la lama del boia calò sul capo dei tristi innamorati.
Quando si risvegliarono il mondo che apparve ai loro occhi sembrava più colorato, più dolce, e si guardarono intorno straniti: erano morti? Non lo notarono subito ma videro entrambi di non essere più neri o bianchi e di riflettere tutti i colori del paesaggio e, che gioia fu, quella di scoprire che finalmente riuscivano a guardarsi negli occhi! Allora capirono che quel posto non era più una scacchiera e che potevano finalmente muoversi liberamente! Si baciarono intensamente, e a lungo, per poi dirigersi lontano, verso il rosso orizzonte, dove avrebbero potuto amarsi per sempre.

Thursday, May 1, 2014

Tuona il dettaglio

È un caso che agita il meccanismo
e scarica una carica di luce
anche il cuore più grande fa tremare
il tuono che intimidisce il bambino
ed ogni cicatrice riprende a sanguinare

se tu avessi anche solo un dettaglio diverso
non saresti la stessa
e forse ti desidererei di meno
ma tutto ciò che è in te urla: Perfetta!
un sogno non è da meno

Sconvolgi il mio fragile equilibrio: Bellezza!
come un urlo in biblioteca
infrange le pagine della mia storia
Sconvolgi, ti prego, la mia memoria
Dammi un passato. Dammi un futuro.

Wednesday, April 30, 2014

Delirium Tremens

"e gira e gira, non si ferma mai, è un vortice!".
Supino, inabile, fissava il soffitto esprimendosi nel suo deliquio.
"Non dovevi bere così tanto" disse Carl "Ti pare il caso di stare così?".
"non capisci, è l' ananas che vuole uccidermi! Sta crescendo le spine per uccidermi dal soffito. Guarda! È lì! Non lo vedi?" indicando qualcosa sul soffitto.
Carl volse lo sguardo al cielo, notando solo il dispositivo anti-incendio. "Guarda che quello è solo l' antifumo" Rispose. "Non c'è nessun ananas".
"Eppure l' ananas fa bene" Disse il nostro erore. "Se guardi bene le viamine noti che sembrano dei soldatini, ci proteggono!".
"Stai calmo e datti una ripigliata cazzo! Tra poco devi uscire".
"Per andare dove?" Rispose.
"Devi uscire con Danielle, porco il cazzo, è una settimana che ce la meni".
"Danielle! Danielle! riccioli di ciccolato, dove sei?".
"Deve arrivare tra poco idiota. Ma perché cazzo ti sei ridotto così?".
"Risponderò solo in presenza del mio Taco!". E cominciò a rotolare sul letto.
"Calmati, cristo". Suono di un campanello. "Ecco cazzo, è arrivata, cerca di ripigliarti".
Ma va tutto bene, mi alzai lucido come pochi ed andai ad aprirle la porta. Lei era bellissima, con un vestito turchese e gli occhi maliziosi. Capelli di una Dea che incorniciavano un volto rubato ad un dipinto.
Mi ripresi come mai accadde prima e la serata fu immemorabile. Uscimmo a cena e scherzammo per tutto il tempo, al punto che mi toccò la mano! Dopo aver offerto come da vero galantumo, andammo in un locale dove ballammo goffamente, almeno io, una musichetta da quattro soldi spesi male. Lei era un sogno, danzava come se non facesse altro da una vita, mentre io mi muovevo in maniera allarmante, fuori tempo e fuori posto, ma che importa? Lei era lì!
Dopodiché ci incamminammo verso casa e parlammo come se ci conoscessimo da una vita. Spesso il suo sorriso mi faceva dimenticare persino il mio nome! Quando arrivammo davanti a casa sua ci fu quel bacio magico e non ricordo null' altro.
Mi svegliai con un chiodo infilato nel cranio, o almeno così mi pareve dal dolore ficcante al cervello. Barcollai fuori dal letto e misi il piede in una pozza di vomito, facendo un rumore rivoltante. Andai in bagno ma ne scappai fuori di corsa, vedendo il mostro allo specchio. Dopo una magra colazione a base di tè e biscotti secchi, null' altro poteva sopportare il mio stomaco, mi diressi al computer per parlare con Carl, l' amicone.

Darg0R: oh zio, glie l'ho buttato!!!
Carl_Slinger: ?
Darg0R: no bhe, in realtà solo un bacio, però tra poco ci siamo
Carl_Slinger: sei ancora tutto fatto?
Darg0R: Mai stato meglio in vita mia
Carl_slinger: allora non ricordi?!?
Darg0R: wat?
Carl_Slinger: zio va che appena hai aperto la porta le hai buttato addosso tutto quello che avevi nello stomaco.... letteralmente

Cosa? Non era possibile. Io avevo passato una serata fantastica, lo ricordo!

Darg0R: cazzo dici? ma se siamo usciti
Carl_Slinger: nono, tu le hai vomitato addosso, lei è scappata e tu sei finito ubricao fradicio a delirare, ho dovuto faticare per non farti distruggere il bagno diommerda

Allora non era reale? avevo sognato tutto? Non può essere, non è reale! Tutto questo non è vero! io ho avuto una serata bellissima, voglio tornare in quel mondo, il mondo in cui l' ho baciata!
CRASH
È il suono di una finestra in frantumi, poi solo il fischio del vento nelle orecchie.
Va tutto bene, sono ancora quì con te. Quest realtà non mi appartiene, io sono con te, null' altro conta.

Poco altro si sa del nostro eroe, dopo che ne raccolsero i miseri resti in un  sacco nero, grumo di sangue, vessillo di vita.

Ombre di pioggia

solo ombre nella nebbia della mente
anime, cosa sono? polvere
ed è lì! al centro del cuore che sorge
spendida! funerea! cattedrale
dove gli affreschi sono intrecci di rami
e le colonne sono di legno laccato
da vento e pioggia
dove sotto un cielo nuvolo risiedono
scomposti, coloro che vivono per i reciproci
sentimenti e opposti e cambiamenti
sdraiati tra lo smeraldo dei pavimenti
scolpiti nel marmo dell' erba
s' abbraccian con gli occhi, sguardi
si sciocchi ma pieni di qualcosa
qualcosa che non può essere definito
perché perderebbe tutto il suo fervore.
E allora mi inchino! angeli cadenti
alla gloria e potenza di tale
sentimento, non esiste nulla al confronto
si libera leggero nell'aria tra quegli occhi
oh! quegli occhi, che presero lo sguardo
di chi vi si accostò con timore.
cadendo sotto la pioggia, dal basso
salgo verso un cielo morente
dove i  lampi di sentimento
non possono essere fermati
volando con la mente nella vivida notte serena
la mia mente si rasserena al ricordo
di quegli occhi.